Nelle situazioni di violenza domestica la relazione si trasforma in un luogo insicuro.
Se la cura, il dialogo, il rispetto, il consenso e l’affettività sono i tratti distintivi di una buona relazione di coppia e di un sereno ambiente familiare, questi sono aspetti completamente assenti in una relazione abusante.
Proprio perché non tutti i tipi di violenza domestica lasciano “segni” fisici evidenti sul corpo, alcuni tipi di abusi sono molto più difficili da identificare.
Di recente mi è capitato di ascoltare storie di diverse donne che mi seguono, su Instagram e altri social, che mi raccontavano di abusi subiti all’interno di relazioni stabili con mariti, fidanzati, conviventi.
In moltissimi casi questi uomini erano anche padri dei loro figli.
Nella maggior parte delle situazioni, le donne che subiscono violenza domestica, non riescono a riconoscerla come tale.
Un marito non può abusare sessualmente di sua moglie. Un fidanzato non può stuprare la sua stessa fidanzata, quelle sono cose che fanno gli stranieri sconosciuti nei vicoli bui, non i padri di famiglia, non gli uomini che abbiamo sposato.
Eppure, le statistiche parlano chiaro: il 62,7% degli stupri a danno di persone di genere femminile, vengono messi in atto da partner.
Non so se hai letto bene… sessantaduevirgolasettepercento.
La violenza maschile sulle donne non rappresenta un’emergenza.
Ma come Tei, con tutti i femminicidi e gli stupri che ci sono stati quest’anno? Come puoi proprio tu affermare una cosa del genere?
La violenza di genere non è un’emergenza, bensì un fenomeno strutturale caratterizzato da una natura multi fattoriale al cui interno ci sono aspetti sociali, culturali, politici e relazionali che sono tra loro interdipendenti.
Un’emergenza, invece, è un qualcosa che è caratterizzato da una durata definita di tempo e ha sempre un inizio e una fine (vedi “l’emergenza Covid”).
La violenza contro le donne, compresa la sua declinazione domestica, è invece un fenomeno sistemico, che affonda le proprie radici nella costruzione sociale e culturale della disparità di potere tra i generi presente a tutte le latitudini, trasversale ad aree geografiche, condizioni socioeconomiche e religione.
Effettivamente, ascoltandone i racconti, sono rimasta abbastanza turbata dal fatto che moltissime donne vittime di violenza domestica non siano in grado di riconoscerne i segnali e in questo modo fare qualcosa per uscirne.
Prendere consapevolezza di una situazione problematica è il primo passo per chiedere aiuto.
Purtroppo, spesso le vittime di questo genere di violenza minimizzano i comportamenti dei loro abuser, se ne lamentano con qualche amica o conoscente, ma poi non fanno nulla nel concreto e sai perché?
Per mille motivi tra cui: paura, bassa autostima (frutto tra l’altro proprio della violenza domestica subita, ma lo vediamo più avanti nell’articolo) e per il principio della rana bollita.
E adesso che cos’è sta rana bollita Tei?
Te lo spiego subito.
Il principio della rana bollita
Il principio della rana bollita del filosofo americano Noam Chomsky è utile per comprendere il concetto di accettazione passiva.
La storia della rana bollita è la seguente:
“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita”.
La teoria della rana bollita di Chomsky, conosciuta anche come strategia della gradualità, fa capire che quando un cambiamento avviene in maniera graduale, sfugge alla coscienza e non suscita quindi alcuna reazione o opposizione.
Se l’acqua fosse già stata bollente la rana non sarebbe mai entrata nel pentolone o, se fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° sarebbe balzata fuori all’istante o perlomeno ci avrebbe provato.
Tradotto: difficilmente (se sei una persona sana di mente) decideresti volontariamente di avere una relazione con una persona che ti picchia o ti stupra ma, se gli episodi di violenza domestica seguono un crescendo molto graduale e si attengono alla ciclicità della spirale della violenza, è facile che tu finisca come la rana bollita.
Nonostante le preoccupazioni di amici, conoscenti e familiari, finché non sarai tu a prendere coscienza del fatto che sei dentro ad un pentolone che si trova su un fuoco acceso, ci rimarrai “comodamente” a nuotare al suo interno.
Si ok Tei, ma come si fa a riconoscere i segnali della violenza domestica?
Ora te lo spiego.
Ho preparato per te una guida in 10 punti molto semplice ed esaustiva per aiutarti a riconoscere tali segnali nella tua relazione o in quella di un* amic*/familiare.
10 diversi tipi di violenza domestica
1. Abuso fisico
L’abuso fisico è forse la forma più facilmente riconoscibile di violenza domestica. Altri tipi di abuso tra cui quelli verbali ed emotivi, possono spesso intensificarsi e trasformarsi in abusi fisici, mettendo a rischio la vita della vittima.
I tipi fisici di violenza domestica includono:
- Spingere, strattonare o afferrare
- Colpire, schiaffeggiare, calciare
- Tirare capelli, graffiare
- Usare un coltello o un’altra arma
- Strappare indumenti
- Ferire bambini o animali domestici.
2. Intimidazione
L’intimidazione è un tipo di violenza domestica che tenta di controllare la vittima costringendola a cambiare i comportamenti che non piacciono all’abuser.
Può includere:
- Urlare
- Guardare in modo minaccioso o fare gesti minacciosi
- Rompere oggetti o lanciarli, prendere a pugni muri o mobili
- Esporre armi con l’obiettivo di spaventare
- Guida spericolata con vittima a bordo
- Stalking
3. Coercizione e minacce
Simile all’intimidazione, la coercizione implica l’uso di una serie di tattiche che cercano di costringere la vittima a piegarsi alla volontà dell’abuser.
Questo tipo di violenza domestica può comportare:
- Minaccia di autolesionismo e suicidio quando la vittima non si comporta come l’abuser vorrebbe.
- Impedire alla vittima di seguire la propria pratica religiosa o culturale
- Minaccia di false denunce basate su accuse inventate che implicherebbero per la vittima il rischio di perdere la custodia dei figli o il proprio lavoro e/o posizione sociale
4. Abuso sessuale
L’abuso sessuale può accadere e anzi accade soprattutto all’interno di relazioni e matrimoni proprio per via di retaggi culturali dove la donna è proprietà del marito e il sesso è, in fondo, un dovere coniugale.
E’ proprio il fatto che avvenga all’interno di una relazione stabile a sminuire l’abuso in sé.
La moglie avrà delle colpe se il marito pretende il sesso ignorando il mancato consenso da parte di lei.
Nulla di grave se succede tra marito e moglie…
Il fatto che ci sia un matrimonio non dovrebbe MAI aggirare il concetto di CONSENSO.
La violenza domestica di tipo sessuale può includere:
- Insistenze o minacce che sfociano poi in un contatto sessuale indesiderato
- Creazione di sensi di colpa nella vittima per non voler partecipare all’attività sessuale matrimoniale (“dai che poi ti piace”, “non vuoi mai fare sesso e io come devo fare così?”, “sei tu che me lo fai fare”, “sei frigida, non vuoi mai scopare con me”)
- Costrizione verso determinate pratiche sessuali agite senza consenso (obbligare la vittima a fare sesso orale/anale, ingoiare il seme maschile senza consenso, rimozione del profilattico senza consenso durante il rapporto penetrativo “stealthing”)
- Costrizione rispetto alla fruizione obbligata di pornografia
- Forzare il sesso quando la vittima non è in grado di dire di no (sta dormendo o è ubriaca)
RIPETO: gli abusi di tipo sessuale non sono meno gravi perché lui è tuo marito/fidanzato/convivente o è un buon padre.
5. Abuso verbale
L’abuso verbale è un altro tipo di violenza domestica che molte persone sminuiscono e può includere:
- Insulti, commenti dispregiativi, comportamento offensivo e sprezzante
- Offendere l’aspetto, i risultati, le convinzioni e le preferenze, la spiritualità o le amicizie della vittima
- Isolare la vittima rispetto al mondo esterno
6. Abuso emotivo
Le vittime di abusi emotivi spesso hanno un’autostima bassissima perché danneggiata da ripetuti comportamenti abusanti.
Questo può influenzare la loro vita in molti modi, dall’avere difficoltà a raggiungere gli amici, a impegnarsi nello studio o nel lavoro.
I comportamenti emotivamente violenti possono includere:
- Trattamento del silenzio
- Prendere in giro turbamenti e preoccupazioni, negando, minimizzando e ridicolizzandoli
- Far sentire la vittima pazza e confusa, non sicura di ciò che sta vivendo e provando (noto anche come gaslighting)
- Umiliazione e vergogna, pubblicamente o privatamente
- Usare la gelosia per giustificare le proprie azioni
- Controllare ossessivamente l’abbigliamento (gonne troppo corte e vestiti indossati senza reggiseno non sono concessi)
- Cercare di far sentire in colpa la vittima come meccanismo di controllo
- Usare l’amore della vittima contro di essa, ad esempio “se mi amassi davvero non ti comporteresti/vestiresti così…”
7. Isolamento
I comportamenti di isolamento mirano a separare intenzionalmente la vittima dalla sua normale rete di supporto formata da amici, famiglia, colleghi e colleghe di lavoro.
I comportamenti di isolamento includono:
- Controllare chi la vittima può vedere e dove può andare
- Mantenere un controllo economico
- Controllare ciò che la vittima indossa, guarda o legge
- Rifiutare l’accesso alla patente di guida o all’auto
- Insistere sugli orari in cui la vittima dovrebbe rientrare e controllarla quando è fuori casa
8. Abuso economico e finanziario
L’abuso economico è un altro modo in cui gli abuser cercano di limitare la libertà e l’autonomia della loro vittima
I comportamenti finanziariamente abusivi includono:
- Controllo dell’accesso al denaro della famiglia
- Prendere tutte le decisioni sulle finanze e le spese per conto di entrambi
- Insistere sul fatto che pagare le bollette familiari è irragionevole per la donna e può benissimo occuparsene sempre l’uomo
- Impatto sulla capacità della vittima di guadagnare denaro o mantenere un impiego
- Prendere i soldi della vittima
- Contrarre debiti per conto di entrambi senza consenso
9. Minimizzando, negando o incolpando la vittima per il loro comportamento
Gli abuser si rifiutano di riconoscere il loro ruolo e difendono o giustificano i loro comportamenti:
- Ridicolizzando la vittima per ogni dubbio che solleva
- Minimizzando il danno che hanno fatto
- Insistendo affinché la vittima copra ogni segno dei loro abusi, come i lividi e non ne parli con nessun*
- Incolpando la vittima per l’abuso che ha ricevuto da loro stessi
- Incolpando la vittima per il loro abuso di droghe e alcol o per i loro problemi con il gioco d’azzardo
10. Strumentalizzare e/o usare i bambini contro la vittima
Gli autori di violenza domestica a volte usano anche i bambini per cercare di controllare e danneggiare le loro vittime.
I comportamenti che possono coinvolgere i minori includono:
- Chiedere ai bambini di inoltrare messaggi o usarli di nascosto per minacciare la vittima
- Presentarsi intenzionalmente in ritardo al contatto stabilito (in caso di genitori separati) con i bambini o rifiutarsi di riportarli in orario
- Dire ai bambini che la vittima (in questo caso la loro madre) sta mentendo o è pazza
- Mettere attivamente i bambini contro l’altro genitore
- Minacciare di portare via i bambini dall’altro genitore senza motivo
Diversi tipi di violenza domestica possono essere presenti in una sola relazione e talvolta i comportamenti possono intensificarsi e cambiare da un tipo di violenza all’altro, alternandosi anche a fasi di “luna di miele” o periodi in cui l’abuser sembra essere pentito di ciò che ha fatto e continua a chiedere scusa in maniera teatrale ed eccessiva, spesso accompagnando il tutto con grandi gesti.
Violenza domestica e figli
Sento di dover fare un cenno specifico alla presenza di minori all’interno di casi di violenza domestica.
La violenza domestica spesso colpisce donne che sono anche madri, ed è anche un attacco alla relazione mamma-bambin*.
Le aggressioni creano un clima di terrore e pericolo all’interno della casa, minano alla base l’autostima e l’identità stessa della vittima, che viene squalificata anche relativamente alle proprie competenze genitoriali.
Per i bambini e le bambine che assistono alla violenza nei confronti della madre si configura un trauma complesso che può portare (in età adulta) a cercare di rivivere gli stessi traumi (come vittima o come carnefice).
Affrontare il problema della violenza domestica significa quindi uscire dalla dinamica privata e lavare sti benedetti “panni” fuori dalla dimensione familiare.
Perché non è assolutamente vero che “certe cose” non si raccontano e devono rimanere chiuse e private all’interno della relazione o del matrimonio.
Anche per questo, personalmente, credo nella divulgazione e nella necessaria (e urgente) introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole come strumento preventivo.
Bisogna, prima di tutto, mettere in discussione determinati modelli sociali e culturali profondamente radicati ed estremamente diffusi.
Il concetto di empowerment, inteso come processo finalizzato a modificare le relazioni impari di potere tra persone di genere maschile e femminile (in ambiti come il lavoro, la famiglia, la società) diventa centrale.
Se riconosci nella tua relazione alcuni dei tipi di violenza domestica che ho elencato (o anche solo uno), chiedi aiuto e contatta il 1522 .
E’ un numero, gratuito attivo 24 h su 24, dove ti risponderanno operatrici specializzate in richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.