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poliamore

Il poliamore è per tutt*? non monogamie etiche, esclusività, compersione e la teoria del 100

Tempo fa scrissi un altro articolo sul poliamore, ma si trattava più di un pezzo “tecnico” dove ti spiegavo come possono essere strutturate le relazioni poli o quali concetti ci sono alla base del poliamore.

«Nella gelosia c’è più amore per sé stessi che amore»

In questo articolo ti porterò con me in un viaggio un po’ più ampio all’interno del mondo del poliamore e delle non monogamie etiche, per farti dare una sbirciatina alle mille domande che mi pongo ogni fottuto giorno della mia inquieta esistenza di persona che ha fatto dell’overthinking il suo stile di vita.

Il sentimento di gelosia è un’emozione che si fonda sulla convinzione romantica di poter dare al o alla partner ogni piacere che possa mai desiderare (sia a livello fisico che mentale ed emotivo), ignorando totalmente un paio di fatti indiscutibili. 

Il primo è l’impossibilità di coltivare e impersonare tutte le caratteristiche, a volte perfino opposte,  di cui possa avere bisogno una persona nell’arco della vita di coppia; l’altro è che il romanticismo è l’esaltazione di scenari più grandi e intensi della vita quotidiana e vera. Nessun* di noi vive in un romanzo d’amore.

poliamore

L’origine reale della gelosia sta nel pensare di detenere un diritto esclusivo sulle attenzioni e l’affetto di un’altra persona.

E’ chiaro a tutt* che senza possesso o senza mito dell’esclusività non ci sarebbe la gelosia.

Quando si investe molto in un rapporto monogamo, diventa automatico pensare di meritarsi la fedeltà.

Ma cosa significa “investire molto” in un rapporto?

Tra le varie cose, se ci si interroga su questo concetto di investimento, spesso si scopre di fare riferimento a rinunce e a libertà personali grandi o piccole che siano, perché per meritarci il vero amore dobbiamo fare dei sacrifici. 

O perlomeno, questo è quello che ci hanno sempre venduto i romanzi rosa.

Una bella trappola culturale di merda!

poliamore

Ho già parlato nell’articolo “l’amore eterno non esiste”, di quanto gran parte della nostra sofferenza affettiva nella vita, dipenda dallo sforzo disperato di conformarsi a standard culturali, morali e narrativi conformi… ma, spesso, anche radicalmente incompatibili con la natura umana.

Si Tei, ma non siamo mica animali che seguono l’istinto… ok la natura umana ecc ecc, ma a me sembrano tutte scuse per non impegnarsi e trombare in giro.

L’essere umano è un animale sociale diceva Aristotele, quindi vive da sempre una continua lotta interiore fra gestione degli istinti naturali e omologazione ad una società che lui stesso ha creato.

Cosa succede quando un individuo non si sente di appartenere alla propria società e non si riconosce nelle norme standard? Quando si rende conto che la propria identità, quella vera, quella profonda non è la stessa che ha quando è seduto al bar con gli amici o quella che ha con il o la partner o ancora quella che tiene al lavoro o in famiglia? 

Rimane ancora un animale sociale? Assolutamente si.

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Non riuscire ad omologarsi a regole standard, ma vivere ricercando la propria identità senza nuocere a nessuno, non dovrebbe escluderci dalla società stessa.

Ma, tornando all’amore, al concetto di monogamia e di esclusività, di quantità di affetto, gelosia, possesso ecc ecc

Il mondo, secondo me, si divide in due tipologie di persone: quelle che riescono a moltiplicare l’amore e quelle che non riescono a farlo, ma al limite semplicemente lo dividono.

Io ho un solo figlio, per scelta, ma parlando con vari amici che hanno deciso di averne più di uno, viene sempre fuori il tema dell’amore che si prova per loro.

Il dramma che nasce quando si desidera un secondo figlio si basa sulla paura di non riuscire ad avere abbastanza amore per entrambi i nati.
Eppure, non conosco nessun genitore che dopo la nascita del secondo figlio non abbia dichiarato: l’amore non si divide, ma si moltiplica!

Se l’essere umano è in grado di fare ciò con i suoi figli, perché non dovrebbe saperlo fare anche con i partner?

Da dove ci arriva questo concetto, questa idea di poter riuscire ad amare una sola persona alla volta?

Eh si, ma l’amore per i figli Tei è un’altra cosa…

E anche qui, chi l’ha deciso che è un’altra cosa?

La decisione di non essere eticamente non monogami o poliamorosi alla fine si basa sempre sulla paura di non venire “scelti”. 

Abbiamo bisogno di sentirci sempre e comunque il “figlio numero 1”.

Vogliamo e pretendiamo (come dicevo all’inizio dell’articolo) di essere il 100 per quella persona, mentre, secondo me, sbagliamo punto di vista: se l’altra persona prova dei sentimenti sinceri per noi ci ama 100, ma non saremo mai il suo 100, ne lei il nostro… ed è giusto così.

Ma se il nostro 100 invece potessimo costruirlo attraverso una rete di relazioni più o meno numerose, più o meno complesse, sessuali, romantiche, asessuali, aromantiche, platoniche, primarie o secondarie?

Saremmo delle brutte persone?

Agli occhi di chi ancora non è riuscit* a decostruire il concetto di monogamia forse si. Verremo identificat* come persone egoiste, ingorde, che sfuggono agli “impegni” e che non sanno sacrificarsi.

Persone che dalla vita vogliono tutto, la botte piena e la moglie ubriaca.

Ma la mia domanda è: perché tu questo tutto non lo vuoi?

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In ogni caso, come ho introdotto qualche riga sopra, esistono davvero le persone che non riescono a moltiplicare l’amore quando si tratta di partner? Sembrerebbe di si, ma come sempre per capire questa cosa di se, ci vuole un certo grado di consapevolezza e una ricerca personale non indifferente.

La non monogamia non è per tutt*, ma potenzialmente potrebbe esserlo ed è un concetto che vale la pena esplorare senza pregiudizi.

Il punto chiave sono sempre le risposte che ci diamo, le motivazioni che ci portano a fare determinate scelte piuttosto di altre.

Sai perché una persona che non riesce a moltiplicare l’amore non potrà mai accettare di avere al suo fianco una persona poli che l’amore invece lo moltiplica?

Perché non crede che questa cosa sia possibile. 

Ogni essere umano, pur avendo la consapevolezza che siamo tutt* diversi, dentro di se è portato a pensare che le persone ragionino tutte come lui.

Quindi, la paura di un “non-moltiplicatore dell’amore” è quella di credere che l’esclusività dei sentimenti sia l’unica strada percorribile.

L’esclusività, di base, va a braccetto con il senso di possesso. Pensare di essere gli unici per quella persona, ci fa credere di possederla a nostra volta, mentre a mio avviso, le persone, sia che siano in una relazione monogama o meno, non possono mai essere possedute.

L’amore non è codipendenza.

La gelosia è il contrario della compersione

La compersione non è altro che il riuscire a provare gioia nella soddisfazione affettiva e sessuale del/della partner, anche quando dipende (in parte) da terze persone. O quarte, o quinte, o seste…

La compersione è tutta qui: nel rifiuto degli stereotipi di possesso, esclusività e codipendenza tipici dell’idealizzazione romantica.

In un’ottica di questo tipo la famosa paura dell’abbandono perde di forza e centralità smettendo di avere motivo di esistere.

Lasciare l’altra persona libera è il miglior modo per evitare di perderla. In fondo poi, come si può perdere un qualcosa che non si è mai posseduto?


Proposito per l’anno nuovo: smettere di voler essere il 100 di qualcun*, ma impegnarsi ad amare sempre 100.

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