Dopo aver parlato del contatto inesigente, oggi voglio affrontare la mansione dell’accarezzamento o contatto esigente.
Questa mansione sessuale viene data da* terapeuta alla coppia che sta seguendo una terapia sessuale, con l’obiettivo di ottenere una focalizzazione sensoriale, cioè un’eccitazione sessuale derivata dall’accarezzamento del corpo dell’altr*.
Terapia mansionale sessuale
La terapia mansionale, nota in ambito anglosassone come “sex therapy”, nasce nella seconda metà del secolo scorso dagli studi di W. Masters e V. Johnson, i quali cercarono una soluzione efficace per i problemi sessuali delle innumerevoli persone che contattarono, e da cui furono contattati, durante il loro studio sulla risposta sessuale.
Nella loro clinica, il Masters and Johnson Insitute, misero in pratica le mansioni, sistematizzando un protocollo e prendendo accuratamente nota dei risultati.
Si tratta di un lavoro poderoso e sistematico mai più replicato, avvenuto agli albori della storia della psicologia come disciplina scientifica.
Proprio in quel periodo si stavano ponendo le basi per la terapia cognitivo comportamentale (TTC).
Numerosi sono stati i tentativi di sistematizzare la materia, il primo compiuto dalla psicoanalista Hellen S. Kaplan che ha integrato le mansioni all’interno di una cornice teorica dinamica.
Tutt’oggi, quando si parla di sex therapy, si fa riferimento a quella tipologia di protocollo.
Come funziona la terapia mansionale
Per curare i disturbi sessuali, si propone, come ho già spiegato poco sopra, il modello cognitivo comportamentale e, per comprendere come funziona la terapia mansionale, bisogna fare riferimento ai diversi meccanismi che scatenano desiderio/eccitazione e orgasmo.
È necessario tenere presente le diverse fasi, ma tenendo presente che desiderio ed eccitazione non sempre seguono un percorso lineare (prima il desiderio e a seguire l’eccitazione), ma spesso ne seguono uno circolare: a volte l’eccitazione nata da uno stimolo sessuale può dare origine al desiderio, a volte si possono sviluppare allo stesso tempo, altre ci può essere desiderio ma non eccitazione, e altre ancora ci può essere eccitazione ma non desiderio.
Il meccanismo che sta dietro all’eccitazione sessuale
L’eccitazione sessuale dipende dall’attivazione del sistema nervoso parasimpatico. Essa avviene solitamente in risposta ad uno stimolo erogeno interno (fantasia, pensiero, desiderio) o esterno (stimolo visivo o tattile, situazione attivante).
Quando una persona sperimenta eccitazione il suo battito cardiaco aumenta e con esso anche il ritmo respiratorio e la pressione sanguigna. Inoltre avviene una vasocongestione con afflusso di sangue in particolare all’area genitale.
Fin qui tutto liscio penserai, ma ahimè esistono tantissimi fattori inibenti.
L’attivazione dell’eccitazione può essere disturbata da uno stimolo avverso che provoca potenziali emozioni negative (paura, ansia, vergogna, senso di colpa, rabbia), le quali attivano il sistema nervoso simpatico, cioè un meccanismo che protegge da pericoli di origine evoluzionistica (prepara l’animale all’attacco o alla fuga o lo immobilizza – “Fight, Flight or Freeze”).
Si, lo so, è un sistema sviluppato in epoche davvero ancestrali e male si accorda con la situazione di vita contemporanea, ma che ci vogliamo fare?
Oggi come oggi questo meccanismo non risulta più funzionale, in particolare quando si parla di disturbi sessuali, ma anche di ansia o depressione.
Combatterlo non si può, ma conoscerlo acquisendo consapevolezza del nostro funzionamento si.
Il nostro cervello, nonostante non ci troviamo più ai tempi delle caverne, legge qualsiasi segnale di pericolo allo stesso modo e, di conseguenza, in ambito sessuale, l’attivazione del sistema nervoso simpatico inibirà quella del sistema parasimpatico impedendo l’eccitazione.
In parole povere: la persona con il pene perderà l’erezione e quella con la vulva non riuscirà ad eccitarsi.
Già, una bella sfortuna…
Per fortuna c’è una soluzione a tutto questo. Personalmente credo che ciò che non si può combattere si possa comunque studiare per assecondarlo, aggirarlo o provare a trovare una soluzione alternativa.
Quindi Tei come si fa a lavorare sulla perdita di eccitazione o la difficoltà a raggiungerla? Attraverso la mansione del contatto esigente.
La mansione del contatto esigente
In questa mansione non ci sono zone del corpo interdette (nel contatto inesigente, ad esempio, la zona genitale invece, non deve essere considerata).
Gli obiettivi del contatto esigente:
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- Permettere la conoscenza delle sensazioni erotiche proprie e dell’altr* nell’accarezzare ed essere accarezzat*;
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- Consentire il perfezionarsi dell’abilità di accarezzare per ottenere un’eccitazione sessuale;
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- Confermare l’individuazione delle aree di maggiore o minore piacere, per sé e per l’altr*, nell’accarezzare ed essere accarezzat*;
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- Aiutare la capacità di esprimere le sensazioni erotiche;
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- Migliorare la consapevolezza delle modalità sensoriali della comunicazione corporea realizzata con l’accarezzamento;
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- Favorire la riduzione dell’ansia da prestazione e/o da contatto;
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- Consentire la verifica della possibilità e del significato di posture diverse;
- Dare spazio alla verifica delle modalità di seduzione.
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In questa mansione (come in quella del contatto inesigente), il/la partner accarezzat* deve abbandonarsi, senza tentare di accarezzare a sua volta.
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C’è il divieto di parlare, se non per spiegare (in prima battuta) al/alla partner come si desidera essere accarezzat*.
Questo “esercizio” si fa a giorni alterni, in camera da letto e con le luci accese, dopo la doccia.
Perché viene prescritto il contatto esigente
Questa mansione viene prescritta per spostare l’attenzione dalla sessualità come prestazione, alla sessualità come puro momento di piacere o ricerca di esso. Il che non sempre coincide con il raggiungimento dell’orgasmo.
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