Sai da cosa è dipesa davvero la caduta dell’impero romano?
Dalla cosiddetta sregolatezza sessuale…
Nel periodo imperiale romano (dal 31 o dal 27 a.C. al 476 d.C.anno della caduta dell’impero romano d’Occidente), le ricchezze e il lusso producono profondi cambiamenti nella vita dei romani.
Gli ideali della famiglia si disgregano, aumentano i divorzi e l’adulterio.
Anche la figura femminile subisce una vera e propria emancipazione dall’uomo.
Sono presenti eccessi sessuali, vengono spesso utilizzati preservativi fatti con vesciche di capra, quindi il sesso non viene vissuto come qualcosa di puramente procreativo.
Si ricorre anche all’aborto.
Questa fase è l’inizio di un periodo di lussuria e dissolutezza che prelude alla decadenza dell’impero e a quella reazione culturale e religiosa che porterà al trionfo del Cristianesimo.
“Dio ha fatto pagare a Roma il prezzo del peccato sessuale” scrisse Sant’Agostino.
Il Cristianesimo introduce quel senso di colpa che ancora oggi abbiamo interiorizzato e che sarà determinante per la trasformazione dei costumi e per una visione peccaminosa della sessualità, entrando a far parte della nostra cultura.
Gli imperatori romani che si convertono al cristianesimo evidenzieranno regole rigide e severe in tema di sessualità
“Chi ama troppo ardentemente la propria moglie commette adulterio” scriveva San Girolamo…
Gli sposi devono perciò evitare, durante il coito, qualsiasi eccesso.
E’ davvero assurdo oltretutto che in origine l’adulterio era associato a rapporti sessuali all’interno del matrimonio, non trovi?
Rivalutazione della verginità e associazione della donna all’immagine della Madonna, sono entrambi concetti fortemente qualificanti della
cultura giudeo-cristiana.
L’opposizione spirito-carne caratterizzerà profondamente la cultura cristiana, soprattutto durante il Medioevo.
La chiesa predica la rinuncia al piacere della carne, e la sessualità, quindi, è guardata con estremo sospetto.
Ritengo che ogni società non possa che essere fortemente influenzata dalla storia e, oggi, per via di ciò che c’è stato prima, come facciamo a non portarci dietro una valanga di sensi di colpa interiorizzati legati alla sessualità e al piacere?
Per quanto siano passati secoli dalla caduta dell’impero romano e ci siamo evolut* tecnologicamente e non solo, non è semplice discostarci da ciò che abbiamo assimilato.
Il sesso è stato associato alla vergogna e, anche in base al nostro genere, viviamo tale vergogna in maniera differente.
Alle persone di genere femminile è stato insegnato che essere soggetto di desiderio è estremamente sbagliato quindi, tanto vale essere solo oggetto passivo.
“Fare le preziose”, dire di no quando invece si vorrebbe dire di si, è considerato un valore.
Alle persone di genere maschile, invece, è stato costruito attorno uno stereotipo di mascolinità legata alla virilità che è possibile raggiungere solamente in quanto soggetti necessariamente dominanti.
L’uomo è custode sia del suo piacere che di quello femminile.
Tutta la performance sessuale è sulle sue spalle ed è compito suo sapere esattamente come muoversi e cosa fare durante l’intimità.
Questo ovviamente genera nell’uomo una dilagante ansia da prestazione.
Ora ti racconto una storia…
Nonostante io mi ritenga e appaia come una persona molto decostruita, priva di tabù e aperta sessualmente, anche io mi porto dietro tantissimi sensi di colpa legati alla sfera intima.
Quando avevo circa 13 anni i miei genitori scoprirono per caso che mi scambiavo messaggi sessualmente espliciti con un ragazzo poco più grande di me.
Quel giorno, al posto di cogliere l’occasione per aprire un dialogo costruttivo sul sesso, mi sgridarono aspramente e mi punirono privandomi del cellulare per più di un mese.
I miei genitori erano scioccati dal fatto che io avessi una sessualità ad un età che per loro era assolutamente troppo precoce.
Quando lo scoprirono mi dissero che quelle pratiche che avevo descritto negli sms erano cose che facevano le puttane.
Quindi, se io desideravo davvero ciò che avevo scritto ero sbagliata, una cattiva ragazza, una puttana, anche solo per il fatto che lo desiderassi.
“I pompini li fanno le puttane!”
Ancora oggi questa frase mi risuona dentro e, nonostante io cerchi di ricacciarla giù, spesso influenza il mio modo di vivere la sessualità, facendomi sentire sbagliata.
A 13 anni ho scoperto per la prima volta che era sbagliato provare desiderio sessuale e che chi desidera è una puttana.
La mia storia è probabilmente simile a quella di tante altre persone, soprattutto di genere femminile.
Come è normale che sia, ognun* reagisce agli eventi in maniera differente.
C’è chi si reprime e chi si ribella.
Io ho scelto di ribellarmi ed è per questo che il tema della sessualità è sempre stato così centrale nella mia vita.
Far capire alle persone che il piacere e il benessere sessuale devono essere visti come priorità se vogliamo vivere meglio, che il sesso non è qualcosa di sporco e che gli stereotipi di genere non sono assolutamente benvenuti in camera da letto, è diventata la mia missione.
