Scommetto che leggendo il sottotitolo di questo articolo, ciò che hai trovato ti è sembrato un po’ una supercazzola e non hai capito un granché.
Durante una delle ultime lezioni che ho seguito presso l’Istituto di sessuologia scientifica, c’è stato il momento delle “interrogazioni”, durante il quale il Dott. Quattrini ha chiesto a noi studenti/studentesse “spiega che cos’è l’identità sessuale come se dovessi raccontarlo ad una classe di ragazzi delle superiori”.
Ok, nella teoria lo so, ma come rendo queste informazioni che ho appreso fruibili e chiare per chi non parla “la mia lingua”?
Studiare sessuologia è meraviglioso, ma se c’è una cosa che alcune scuole non ti insegnano è poi saper verbalizzare in modo accessibile a tutt* le nozioni che hai assimilato.
Ecco, su questo alla scuola di Quattrini non si può dire nulla, dato che uno degli obiettivi è quello di formare professionist* in grado di diffondere e divulgare le informazioni in modo corretto generando un’educazione sessuale degna di essere chiamata così.
Ma, torniamo a me.
Nel momento in cui è stata posta la domanda non ho alzato la mano per prima, ma nella mia mente (che ha sempre una modalità di apprendimento di tipo visivo), ha iniziato a delinearsi un’immagine ben precisa.
E cosa hai visto Tei?
Ho visto un passaporto!
Ecco, diciamo che il passaporto ti viene rilasciato da delle autorità e non è in questo esattamente paragonabile al passaporto metaforico a cui ho pensato io, ma ora ti spiego tutto.
Cos’è l’identità sessuale
Per capire cos’è l’identità sessuale di una persona, immagina un documento come ad esempio un passaporto, dove al suo interno troverai indicazioni su: identità di genere, orientamento sessuale e ruolo di genere.
Poi potrebbero anche esserci dei timbri che di tanto in tanto vengono aggiornati e rappresentano le preferenze sessuali o, perché no, i kink o le fantasie erotiche.
Ora è più chiaro? Voglio comunque spiegarti meglio, dato che scommetto che per tante persone non sia così scontato sapere il significato dei tre concetti che stanno alla base della formazione dell’identità sessuale di una persona.
Oggi si parla molto di identità e orientamento, ma mi rendo conto che spesso le due cose vengono confuse.
Intanto partiamo dal presupposto che il passaporto sessuale, a differenza di quello “vero”, è una cosa che ogni persona sceglie e si auto-rilascia.
Il passaporto sessuale può essere “innato”, oppure può essere una scelta volontaria e autodeterminata.
Ma quindi Tei posso essere uomo cisgender, fare sesso con persone di genere maschile e scrivere sul mio passaporto che il mio orientamento sessuale è etero?
Si puoi, se questo è l’orientamento in cui tu ti identifichi nessun altr* potrà dirti il contrario.
Poi sicuramente vanno fatte delle distinzioni. Tu scegli di identificarti come etero perché sei influenzato da pensieri e tendenze omofobe? Perché temi il giudizio esterno? O perché scegli davvero liberamente in cosa identificarti?
Di recente ho seguito un modulo di lezione sull’asessualità e mai nessun* quanto le persone asessuali (da non confondere con quelle asessuate) sperimenta l’auto-identificazione di sé come asessuale.
Come ho anticipato nel sottotitolo, l’identità sessuale rimane comunque l’esito dell’interazione tra aspetti bio-psico-socio-culturali di ogni individuo.
Lo sviluppo della sessualità umana dovrebbe essere considerato come un complesso e variabile processo di interazione fra una base innata limitata e molteplici fattori di apprendimento.
La psicologia contemporanea accetta, appunto, un modello tripartito costituito dai tre elementi che ti ho elencato poco sopra (identità di genere, orientamento sessuale, ruolo di genere).
Cos’è l’identità di genere
“Il senso di se stesso, l’unità e la persistenza della propria individualità maschile o femminile o ambivalente (di grado maggiore o minore), particolarmente come esperienza di percezione sessuata di sé stessi e del proprio comportamento."
Money & Ehrhrdt, 1972
Secondo Freud, il processo di identificazione prevede “un’assimilazione di un IO ad un IO estraneo, in conseguenza del quale il primo IO si comporta sotto determinati riguardi come l’altro, lo imita, lo accoglie”.
L’essere umano, durante la sua vita ha la necessità di conseguire 3 mete rispetto all’identità: 1. Identità di genere, 2. La stabilità di genere e 3. La Costanza (o consistenza) di genere.
Sai quando avvengono questi tre step? Entro i 6-7 anni.
Non pensavi che l’identità di genere fosse tanto chiara in un età così precoce, vero?
Per questo la famosa cospirazione/teoria gender per cui la comunità lgbtqia+ vorrebbe influenzare i ragazzi adolescenti rispetto all’identità di genere non ha alcun fondamento.
La prima meta, quella relativa all’identità di genere, cioè la capacità del bambino di auto definirsi come maschio o femmina, generando di conseguenza un’identificazione in uno specifico ruolo di genere, avviene entro i 2-3 anni.
Mentre, il bambino capisce che il genere è una qualità durevole nel tempo già attorno ai 5 anni.
Infine, la consapevolezza nel bambino che malgrado alcune superficiali trasformazioni di aspetto il genere rimane costante per tutta la vita, avviene entro i 7 anni.
Questo non significa che poi in età adulta l’individuo non possa scegliere di presentarsi all’esterno come persona trans o non binaria, ma il fatto che scelga di farlo a 20 anni, non significa che non abbia realizzato la cosa già nella fase infantile in modo più o meno conscio.
Insomma, se ancora pensi che una persona trans che legge le favole a tu* figli* in biblioteca possa essere la causa di un’identità di genere diversa da quella che ti aspettavi per l*i, ti sbagli di grosso.
5 componenti per descrivere l’identità di genere:
-
- Consapevolezza innata di appartenenza al genere stesso al quale si appartiene;
- Tipicità di genere (grado a cui l’individuo si rende conto che le proprie qualità sono simili a quelle di altre persone dello stesso genere);
- La contentezza di genere (misura di soddisfazione per l’appartenenza ad un genere specifico);
- Pressione percepita rispetto alle richieste provenienti dall’esterno a conformarsi alle norme del proprio gruppo di genere;
- Pregiudizio intergruppo (convinzione che il proprio genere sia superiore.
Lo so, ora pensi di avere la testa piena zeppa di informazioni, ma te ne voglio dare un’ultima chiara e definitiva che mi ha donato il Dott.Quattrini.
“L’identità di genere è la consapevolezza e la coscienza dell’individuo di appartenere ad un sesso e non all’altro, a prescindere dalla rappresentazione biologica e cromosomica di provenienza."
Fabrizio Quattrini, 2015
Adesso direi che possiamo procedere con l’analisi del secondo fattore che costituisce l’identità sessuale andando a costruire il nostro famoso e immaginario passaporto.
Cos’è il ruolo di genere
Questo ti giuro sarà molto più facile da capire.
Il ruolo di genere può essere semplicemente considerato come tutto ciò che si fa per esprimere alle altre persone l’appartenenza ad un determinato genere.
L’essere umano stabilizza il proprio ruolo di genere entro i 6 anni.
Ok, tutto chiaro, vero? Proseguiamo con l’ultimo step.
Cos’è l’orientamento sessuale
In maniera molto, molto semplificata potrei semplicemente dirti che è la tendenza della persona a rispondere con eccitazione a determinati stimoli sessuali.
L’orientamento sessuale, di base, si può inquadrare all’interno di un continuum dove è presente ad un estremo l’eterosessualità (esclusiva) e al suo opposto l’omosessualità (esclusiva).
E in mezzo quindi c’è la bisessualità Tei?
In mezzo, in realtà, ci sono mille sfumature.
Dovremmo sempre pensare che, a fianco alla misura del comportamento sessuale, ci sono almeno altre 6 variabili di cui tener conto: attrazione, fantasie erotiche, preferenze sociali, preferenze emotive, autoidentificazione e stile di vita.
Queste variabili vanno considerate in merito al passato, al presente e anche all’importantissima dimensione ideale.
La fluidità sessuale
Eh lo so, ne hai sentito parlare spesso negli ultimi anni e magari hai storto anche il naso o, in generale, semplicemente ti sei chiest* perché “i giovani d’oggi” abbiano bisogno di tutte queste etichette che tu reputi complesse e inutili.
Alla base della possibilità di agire comportamenti sessuali che vanno oltre all’orientamento “base”, esiste una forma di apertura cognitiva di quello che viene identificato come “schema di genere tradizionale”.
Gli autori Weinberg, Williams e Pryor (1994), ipotizzano che le persone bisessuali, invece di organizzare la sessualità in schemi di genere tradizionali, lo facciano in termini di schemi di generi aperti, disconnettendo il genere e la preferenza sessuale e rendendo così la direzione del desiderio indipendente dal genere di una persona.
Sempre gli stessi autori ritengono che il processo centrale per produrre uno schema di genere aperto, includa l’abilità di rompere cognitivamente la connessione tra genere e preferenza sessuale.
La bisessualità, in fondo, è un potenziale universale.
Pensaci: una persona con preferenza omosessuale, potrebbe riuscire ad aggiungere un interesse etero senza che l’interesse omosessuale svanisca. Lo stesso vale per le persone etero.
Tale processo però è reso difficile in quanto, soprattutto per il genere maschile, è presente il condizionamento e una determinata etichetta di identità sessuale socialmente condivisa.
È da sempre maggiormente accettato che le persone di genere femminile possano essere bisessuali, rispetto a quelle di genere maschile che subiscono uno stigma molto più pesante legato ad omofobia interiorizzata.
Ora penso che potrei stare qui a scrivere almeno altre mille parole su questo tema, ma secondo me, arrivat* a questo punto, la cosa più utile è il confronto e la condivisione.