L’ageismo è uno degli ultimi pregiudizi socialmente accettabili, ma possiamo fare qualcosa per cambiare.
Personalmente credo sia giunta l’ora di abbattere anche questo tabù!
Cos’è l’ageismo
“Anche se invecchiamo in modi differenti e in tempi differenti, tutti ci svegliamo ogni giorno più vecchi. Invecchiare è difficile, ma per la maggioranza dei casi il passare del tempo ci porta benefici reali. Negando quei benefici e sottolineando le nostre paure, l’ageismo rende l’invecchiamento peggiore di quel che dovrebbe essere.”
Ashton Applewhite
Queste parole sono tratte dal libro “Il bello dell’età: Manifesto contro l’ageismo”, di Ashton Applewhite, giornalista e attivista americana che lavora e si batte per contrastarlo.
Il termine ageismo fu coniato nel 1969 dal suo mentore, il geriatra e psichiatra Robert Butler, che lo definì come “la combinazione di attitudini pregiudiziali nei confronti delle persone più vecchie, della vecchiaia e dell’invecchiamento in sé, pratiche discriminatorie nei confronti dei più vecchi e pratiche politiche che perpetuano stereotipi su questo tema”.
Oggi, in realtà, il significato del termine ageismo si è ampliato e definisce tutte le forme di discriminazione nei confronti di persone appartenenti a gruppi di qualsiasi età.
Come tante altre forme di discriminazione è talmente radicato da essere stato interiorizzato dalla popolazione.
La maggior parte delle organizzazioni dispone di dipartimenti per la diversità, l’equità e l’inclusione per affrontare questioni come il razzismo e il sessismo. Anche in questi dipartimenti, i pregiudizi legati all’età sono raramente attenzionati.
L’ageismo è questo strano ‘ismo’ in quanto è ancora socialmente accettabile in molti e troppi modi.
Il punto è che l’ageismo ha una serie di effetti negativi, sul benessere fisico e mentale delle persone e sulla società nel suo insieme.
Inoltre, gli stereotipi negativi che alimentano l’ageismo spesso interpretano l’invecchiamento in modo completamente sbagliato.
Si tratta di riformulare l’atteggiamento nei confronti dell’invecchiamento.
Nel 2020, l’APA (American Psychological Association) ha adottato una nuova risoluzione sull’ageismo che riconosce l’età come fattore di rischio di discriminazione, incoraggiando una maggiore enfasi sull’invecchiamento nella formazione psicologica e promuovendo una narrazione più produttiva sui benefici di una vita longeva.
La domanda individuale che ogni persona dovrebbe porsi secondo me è: cosa posso fare per sostenere un invecchiamento più positivo?
Come si manifesta in concreto l’ageismo
L’ageismo rinchiude le persone in categorie in base all’età, ostacolando oltretutto la solidarietà fra le diverse generazioni.
Per evitare tutto ciò è fondamentale comprendere e riconoscere nella vita di tutti i giorni quali possono essere i comportamenti che discriminano e possono agire negativamente sulla vita delle persone.
Prova ad immaginare una situazione in cui sei sistematicamente ignorato dai colleghi o dai superiori sul posto di lavoro, trattat* con sufficienza dai tuoi familiari, insultato, o in cui ti vengono negati dei trattamenti clinici per via dell’età.
Oppure ti sarà capitato di ricevere complimenti tipo “Non dimostri assolutamente i tuoi anni!”, che in realtà è una frase che manifesta un sentimento di avversione per l’età che avanza, come se avere un aspetto esteriore conforme alla propria età sia qualcosa di cui vergognarsi. Bah…
Secondo me equivale un po’ al “Sei dimagrit*!”, come se necessariamente fosse una cosa positiva o un obiettivo al quale aspirare.
Vista l’entità delle conseguenze associate all’ageismo, l’OMS nel 2021 ha redatto il “Global report on aging”, un documento che ha il fine di prevenire e ridurre le ingiustizie e di facilitare la solidarietà intergenerazionale, delineando strategie per prevenire e contrastare questa forma così invisibile di discriminazione.
Dalle creme per il viso “antietà”, ai biglietti d’auguri spiritosi sull’invecchiamento fino ai meme “OK, boomer”, il messaggio è chiaro: essere vecchi* è qualcosa da evitare mentre cerchiamo di fare di tutto per renderci immortali o comunque vivere il più a lungo possibile.
Solo a me sembra un enorme controsenso?
L’ageismo di genere
L’ageismo, come tutte le forme di discriminazione, ha anche una caratterizzazione legata al genere. Le persone socializzate come donne lo subiscono maggiormente.
Tra le forme di ageismo analizzate nel documento “Global report on aging” si evidenzia la discriminazione messa in atto nei confronti delle donne, definita come “ageismo di genere” (gendered ageism) per indicare le specificità delle discriminazioni affrontate dalle donne rispetto agli uomini, a causa dell’intersezione di due fattori quali l’età e il genere.
Simone De Bauvouir, in un saggio sulla vecchiaia, ha scritto che la donna che invecchia sa bene che se cessa di essere un oggetto erotico non è solo perché il suo corpo non è più fresco, è anche perché il suo passato e la sua esperienza, per amore o per forza, fanno di lei una persona (e non un più un oggetto facilmente manipolabile).
Ha lottato, amato, goduto, sofferto, imparato per conto proprio. Questa autonomia intimidisce (e lei lo sa) ed essa si sforza di rinnegarla.
Per favore, donne, non rinneghiamola, impariamo a renderci conto dell’estremo valore della nostra esperienza e della vita vissuta che ha lasciato dei segni sul nostro corpo.
Il nostro corpo ha una storia e voler nascondere o cancellare quella storia sarebbe un vero scempio. Un crimine verso noi stess*.
Le donne che invecchiano lo fanno in modo diverso rispetto agli uomini, nella considerazione sociale comune.
Siamo portat* a pensare che l’età migliori gli uomini mentre svaluta le donne; Susan Sontag lo definì “il doppio standard dell’invecchiamento” dove le donne rafforzano il doppio criterio “con la loro compiacenza, con l’angoscia e le bugie: per proteggere loro stesse come donne, si tradiscono come adulte”.
Ageismo e sessualità
Le persone anziane vengono spesso percepite come esseri non sessuali che non dovrebbero, non possono e non vogliono avere rapporti sessuali. L’ageismo ci impedisce di rispettare tutte le forme di intimità e orientamento sessuale in età avanzata.
Nonostante non vogliamo vedere questo fatto, una crescente abbondanza di prove dimostra che le persone anziane sono sessualmente attive. Che ci piaccia o meno.
Tuttavia, le immagini degli anziani nelle relazioni intime rimangono rare o stereotipate.
Qualcosa sta iniziando a muoversi rispetto alla vecchia idea secondo cui le persone anziane perdono interesse per il sesso, ma ancora siamo decisamente indietro.
La concezione stereotipata della vita intima di un’intera categoria di persone ostacola lo sviluppo di un sostegno adeguato per rispondere ai bisogni di salute sessuale di tale categoria, invisibilizzandola.
Gli stereotipi interiorizzati dell’età portano le stesse persone anziane a diventare meno interessate al sesso e meno attive sessualmente perché vittime di tali pregiudizi.
La sessualità delle persone residenti nelle case di cura come le RSA è particolarmente “impegnativa” e spesso vista come un problema da risolvere, invece che come un diritto.
Spoiler: una cosa molto simile accade anche alle persone con disabilità.
Speranze e obiettivi futuri
In ogni caso, sebbene le idee sbagliate e le convinzioni negative sull’invecchiamento siano spesso profondamente radicate (come tante altre cose nella nostra società), non sono assolutamente immutabili.
Io sono come sempre ottimista e speranzosa, ed è proprio tramite articoli come questo che cerco di mettere la mia piccola goccia di cambiamento nell’enorme oceano che è la nostra società.
E tu cosa fai? Qual è la tua goccia nell’oceano?
Josè Saramago (scrittore e giornalista, Premio Nobel per la letteratura nel 1998) durante un’intervista disse:
“Anche se non si può applicare questo pensiero a qualsiasi persona, io penso che più si è vecchi più si diventa liberi, e più si diventa liberi più si diventa radicali.”
Josè Saramago