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Spa naturista

Sex report: la mia prima Spa naturista, perché nudità e sessualità non sono sinonimi

Che differenze ci sono tra una Spa naturista e una scambista? E’ davvero così difficile evitare di sessualizzare la nudità? Ti racconto la mia esperienza a Gardacqua

Dopo l’esperienza alla Maison de l’Amour che si definisce Spa naturista e scambista (anche se a me sembrano un po’ in contrapposizione come termini), e prima di lanciarmi in una spiaggia naturista (ho intenzione di provarci a giugno), ho pensato di provare la Spa (realmente) naturista Gardacqua.

Come dice il nome, questa bellissima Spa naturista, Gardacqua si trova a Garda in provincia di Verona, ha delle ottime tariffe (soprattutto infrasettimanali) e si può visitare soggiornando in uno degli Hotel convenzionati così da pagare un prezzo unico sia per il soggiorno che per la Spa (come ho fatto io).

Apparentemente potrebbe essere una Spa come altre mille che puoi trovare in Italia, in realtà è una Spa dove non è assolutamente consentito l’uso del costume.

AH!! Allora si scopa Tei!!? Eccitante!

Assolutamente no, anzi, tra le regole scritte e ben esposte qua e là all’interno della struttura, spicca un “sono severamente vietate le effusioni” (avranno scelto di usare “effusioni” perché “è vietato scopare” forse pareva poco elegante).

A Gardacqua troverai un magnifico percorso Spa con più di mille metri quadri da dedicare interamente al tuo benessere lasciandoti guidare dagli Aufguss Meister (personale autorizzato che organizza trattamenti di gruppo meravigliosi!! Io ne ho fatti due) che ti aiuteranno ad ottenere il meglio dal tuo percorso.

La Spa Gardacqua segue la filosofia della tradizione nordica: all’interno degli ambienti caldi (saune, bagni turchi, vasca idromassaggio) non è consentito l’utilizzo del costume. 

Questo perché ad alte temperature il costume può rilasciare sostanze tossiche. 

C’è invece l’obbligo di coprirsi con teli o accappatoi nelle aree di passaggio tra un ambiente e l’altro e l’ingresso è consentito dai 14 anni in su.

Beh, che ne pensi? Ti attira o non fa per te?

Sono fortemente convinta che per la maggior parte della gente non sessualizzare la nudità sia un’impresa davvero ardua.

E’ come se associassimo tutt* la nudità a due soli ambiti specifici: il sesso, l’ambiente medico/ospedaliero.

In mezzo non c’è nulla.

E’ consentito e normale spogliarsi durante una visita medica, ed è abitudine praticare sesso nud* (anche solo in parte) o visitare luoghi (Spa scambiste, play party) dove la nudità è consentita ed è ovviamente collegata alla sessualità.

Perché facciamo così fatica a non sessualizzare la nudità e soprattutto ci sentiamo così a disagio nel condividerla con altre persone quando non c’è di mezzo un atto sessuale?

Attenzione, qui non sto dicendo che chiunque tra le persone che mi leggono farebbe sesso in pubblico in qualche party o locale, ma sto dicendo che, anche se sembra strano, è più facile accettare la nudità sessualizzata e mai il contrario.

Ma tu Tei come ti sei sentita in questa Spa rispetto a quella scambista?

Spa naturista

Alla Spa naturista Gardacqua ho trovato una clientela principalmente italiana e con un’età medio alta (a parte qualche eccezione).

Onestamente mi ha fatta sentire molto bene essere circondata da altri corpi nudi che non si ponevano assolutamente in maniera performativa.

Erano quasi tutti corpi anziani, non più molto tonici e che non facevano nulla per apparire diversi o “migliori”.

Questa cosa mi ha permesso di rilassarmi, regalandomi anche una visione più tollerante e una maggiore accettazione di quelli che io percepisco come miei difetti fisici.

A differenza dell’ambiente che ho trovato alla Maison di Gessate (che essendo Spa scambista nasce ovviamente con altri intenti), a Garda non mi sono sentita ispezionata e valutata a pezzi come fossi al mercato della carne.

Oltretutto nella Spa Gardacqua vige l’assoluto silenzio ed è stato bello potersi immergere in un’atmosfera fatta solo di musica e oli essenziali.

Tra un trattamento e l’altro, come consigliato dagli Aufguss Meister, mi recavo nel solarium dove è possibile concedersi un po’ di sole in totale nudità.

Ci ho messo un po’ in realtà a stendermi senza coprirmi parzialmente con l’accappatoio.

Ad ogni uscita scoprivo un pezzo di pelle in più, fino a rimanere totalmente nuda e talmente rilassata da rischiare di addormentarmi sul lettino.

Tei, non l’ho mai fatto, è molto diverso fare un’esperienza del genere nud* rispetto che vestit*?

Adoro stare nuda nella natura, lo faccio spesso nel mio giardino di casa. 

Amo le sensazioni sulla mia pelle: sentire il calore del sole, il vento che mi accarezza la peluria del corpo.

Dall’estate scorsa ho iniziato a praticare il topless in spiaggia e non è stato così semplice come credevo, non tanto per me stessa, quanto per le persone attorno a me totalmente a disagio con un petto femminile nudo.

La nudità in un luogo collettivo assume tutt’altro significato e nel caso del topless, che può sembrare una piccolezza, assume addirittura un significato politico. 

Non a caso abbiamo ancora bisogno di hashtag e movimenti come ad esempio il “free female nipples”.

Come ti dicevo, non sessualizzare la nudità non ci viene per niente naturale, quando invece dovrebbe essere l’esatto opposto.

Ho scoperto che essere nuda di fronte ad altre persone è un po’ come cantare davanti a un pubblico: all’inizio terrificante, poi normale quando ti ci abitui, con qualche ondata di paura o resistenza che si alza di tanto in tanto, mai però così intensa come la prima volta.

Nelle culture occidentali in cui la nudità pubblica non è accettata, mostrare la pelle è percepito come un messaggio di disponibilità sessuale o un tentativo di eccitare gli altri. 

Non sai quante volte l’estate scorsa mi è stato detto che se pratico topless è per attirare l’attenzione o sedurre.

Di recente ho visto un video sulla lotta per rendere l’allattamento pubblico tollerato, e una persona sotto commentava scrivendo che “i seni sono per il partner, e mostrarli in pubblico è irrispettoso nei confronti delle donne i cui fidanzati o mariti ti guarderanno” (Cooooosaaaa???!!!). 

Spa naturista

Per questa persona, i seni servono principalmente per l’eccitazione sessuale e oltretutto non sono nemmeno della donna che li possiede, ma del partner (ovviamente diamo anche per scontato che la donna in questione fosse etero). 

È impossibile usarli per la loro funzione biologica primaria, nutrire i bambini, senza che vi si mescolino l’eccitazione sessuale e il desiderio, fintanto che questa persona è nella stanza e non viene usata una copertura come ad esempio un lenzuolino. 

Proprio come i seni hanno una funzione di allattamento, il mio corpo può servire per nuotare, ballare, camminare, fare giardinaggio e mille altre cose. 

E lo sapevi che alcune di queste attività possono essere ancora più piacevoli se fatte in topless o in totale nudità? (Ti sconsiglio però di cucinare nud* per una questione di sicurezza).

Onestamente apprezzerei molto il poter fare parte di una cultura in cui posso vestirmi o spogliarmi per ottimizzare la mia esperienza senza che l’eccitazione sessuale venga presa in considerazione. 

In alcune culture più restrittive della nostra, anche solo indossare una canotta è un segno di disponibilità sessuale, quindi le donne non possono andare in giro con le spalle scoperte senza essere guardate in un certo modo o addirittura molestate. (Ovviamente questa norma vale solo per le persone di genere femminile).

Pensa, la decisione di queste culture di sessualizzare spalle e ascelle femminili influisce sulla capacità delle donne di poter essere fresche e comode durante i mesi più caldi. 

La sessualizzazione della nudità sembra andare di pari passo con il pudore. 

Una volta che qualcosa diventa tabù, attorno ad esso si sviluppa un’accusa. 

Esistono numerosi romanzi elisabettiani in cui gli uomini impazziscono per lo scorcio di una semplice caviglia femminile. 

La modestia nell’abbigliamento è presumibilmente progettata per impedire alle persone di essere sopraffatte dai loro impulsi sessuali, eppure sembra avere l’effetto opposto e cioè quello di alimentare quegli impulsi al punto in cui una caviglia o una spalla possono eccitare chi le vede fino all’inverosimile.

Se andiamo nella direzione opposta, come avviene nei luoghi naturisti (Spa, spiagge, villaggi, comunità), e permettiamo alle persone di vestirsi o svestirsi come preferiscono secondo il loro comfort, la nudità diventa rapidamente desessualizzata, e l’eccitazione deriva molto più dall’occultamento artificioso piuttosto che da quanta pelle un* sta mostrando. 

Il punto, secondo me, è che probabilmente ci sono alcune persone là fuori che non vogliono che la nudità sia desessualizzata e questo avviene per una questione di potere. 

Riuscire a sedurre con una caviglia è roba forte e può essere decisamente intrigante. 

Ma nel complesso il gioco non vale la candela. 

Liberarci dalla sessualizzazione della nudità ci renderebbe semplicemente molto più liber* e cosa c’è di più potente della libertà?

Oltre al potere di seduzione che deriva dal coprirsi con abiti più o meno succinti, arriva anche il potenziale per la vergogna del corpo. 

Vedere molti corpi nudi nella Spa naturista Gardacqua, mi ha insegnato, come ti dicevo, che i corpi possono avere mille forme diverse e tutte valide (compresi i genitali), che non c’è un’età limite entro la quale non ci si può più mostrare nud* in pubblico, perché il diritto alla nudità non c’entra nulla con la bellezza, la conformità, l’etnia o il genere di appartenenza.

Mi viene da pensare che se all’interno di riviste, film e serie Tv fosse rappresentata davvero più varietà di corpi sarebbe realmente un mondo più body positive e non solo body positive nella ricorrenza che regala più like, vendite o condivisioni alle aziende.

Sono stanca del finto body positive fatto dai Brand che un giorno ti raccontano la manfrina del “sei bell* così come sei” e la settimana dopo ti propongono prodotti cosmetici per rendere più giovani i tuoi genitali.

Alla fine della mia giornata alla Spa naturista, sono arrivata alla conclusione che il mio corpo sia principalmente per me stessa e solo secondariamente per gli altri. 

Il mio corpo è quella macchina meravigliosa che mi permette di fare tante cose diverse (sia vestita che nuda), tra le quali anche il sesso, ma non solo.

I tabù legati alla nudità non seduttiva e non sessualizzata presuppongono che anche la società abbia un interesse verso il mio corpo, il diritto di dettare ciò che posso e non posso indossare, e che in alcuni casi il diritto della società di interagire con il mio corpo, in un certo modo abbia la precedenza sul mio diritto di interagire con esso. 

Non suona bene vero? Riflettici anche tu…

Non indosserei mai un bikini nel centro di Milano, eppure apprezzo e mi rendo conto di cercare sottoculture in cui un corpo nudo è visto come naturale e normale.

Vorrei lasciare in eredità a mio figlio un mondo dove la nudità non venga sessualizzata di default e dove ogni persona sia consapevole dei diritti che possiede riguardo il proprio corpo.

L’esplorazione della propria nudità non dovrebbe sempre riguardare il sesso o la bellezza, ma piuttosto la libertà, l’universalità del linguaggio del corpo e la condizione umana.

C’è stato un momento specifico durante la mia esperienza a Gardacqua in cui ho realizzato quanto stessi riuscendo a non sessualizzare la nudità delle persone attorno a me.

Mi sono ritrovata in gruppo, tutt* nud* come vermi, in attesa di iniziare un trattamento a base di sale ed oli essenziali all’interno del bagno turco.

Osservavo i corpi delle persone attorno a me percependoci tutt* come fossimo dei bambini.

Credo che questo possa addirittura essere la suggestione per un esercizio da fare nel momento in cui si partecipa ad una prima esperienza naturista con magari il timore di sessualizzare gli altri: immaginarci tutt* bambini.

L’età infantile è spesso l’unica fase della vita in cui ci viene concessa la libertà di una nudità non intrinsecamente sessualizzata.

La nudità è “pura” e può equivalere alla gioia collettiva di correre nud* in una spiaggia circondat* dalla natura. 

Apprezziamo ciò che il corpo può fare, al contrario di come appare. 

Senza vestiti, o il peso della sessualità, in realtà non c’è carburante per lo sguardo morboso e sessualizzante e non c’è niente da vendere o consumare. 

Il naturismo, secondo me, è un approccio alla nudità anticapitalista.

La desessualizzazione della nudità non è un processo rapido e per alcune persone richiede più impegno.

Dovremmo allenarci ogni giorno sull’imparare ad apprezzare le capacità che ha il nostro corpo di piegarsi, contorcersi, correre, saltare, sentire il vento sulla nuca, sorreggerci, sostenere altri corpi e connettersi.

Hai mai ragionato sul fatto che i film sono classificati in parte in base a quanta nudità mostrano?

Non porteresti mai un bambino al cinema a vedere un film vm14 per nudità, quindi le persone applicano erroneamente la stessa logica alle attività che prevedono la nudità seppur priva di sesso. 

È importante sottolineare che quasi tutta la nudità nei film è pensata per essere sessuale. Ci sono rarissimi film come ad esempio Schindler’s List che mostrano nudità in modi non sessuali, ma quei film sono incredibilmente rari e comunque spesso non adatti ai bambini per ben altri motivi. 

Ripeto, per l’ennesima volta, dovremmo tutt* imparare che non c’è nulla di intrinsecamente sessuale nella nudità. 

Puoi essere altamente sessuale con tutti i tuoi vestiti addosso. Puoi anche essere non sessuale stando totalmente nud*.

 

E tu, come affronteresti un ambiente naturista? Farebbe al caso tuo? Se no, perché?

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