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pride

Volevo scrivere un articolo sul Pride, ma non sapevo cosa scrivere

Giugno è il mese del Pride e online chiunque sfoggia i colori della famosa bandiera arcobaleno.

Ormai il mese del Pride sta per finire e mi sono resa conto che, a parte un misero quiz all’interno delle mie storie di Instagram, non gli ho dedicato nemmeno un post.

Mi sento in colpa? Mi sento fuori luogo? Mi sento in ritardo? No.

Non ho scritto nulla perché non sapevo cosa scrivere.

Ho pensato, pensato e di nuovo pensato e non riuscivo a capire come potevo parlare in maniera coerente, sincera e per niente markettara di un argomento che, in fondo, “non mi appartiene”.

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Cosa intendo quando dico che il Pride è un argomento che “non mi appartiene”?

Non voglio assolutamente dire che non mi interessa, anzi, voglio dire che per una sorta di rispetto non riesco a scriverci un articolo. Non sono parte della comunità lgbt, al limite qualcun* direbbe che sono un “Ally”.

Di cosa dovrei parlare?… del fatto che ho un sacco di amici gay? (ti consiglio di non dirlo mai)

Ieri ero in bagno insieme a mio figlio di 5 anni (non mi molla mai), appena uscita dalla doccia mi spalmavo la crema sulle gambe totalmente nuda.

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Leon, così si chiama mio figlio, mi guardava stando seduto a terra, per niente inibito dalla mia totale nudità alla quale è da sempre abituato.

Abbiamo iniziato a chiacchierare del più e del meno, di costruzioni Lego e pompieri. Mi ha mostrato un catalogo dei Play Mobil sfogliando velocemente le pagine che lui ha chiamato “la parte con i giochi da femmina”.

Dopo avergli fatto un pippone assurdo sul fatto che non esistono giochi da maschio e da femmina ecc ecc, ho iniziato a parlargli delle persone trans.

Ho cominciato dicendo “Sai Leon che ci sono dei bambini che nascono maschi come te, ma si sentono femmine e viceversa?”. Lui non sembrava turbato dalla notizia, ma sicuramente ne era affascinato e incuriosito, allora ho proseguito…

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Tei: “Secondo te come si sentono queste persone che non si riconoscono in ciò in cui sono nate?”

Leon: “Molto tristi mamma.”

Tei: “E tu Leon cosa diresti a queste persone?”

Leon: “Gli direi che purtroppo devono accontentarsi.”

Tei: “Sai che invece non è giusto accontentarsi, in generale, nella vita? Io credo che bisogna sempre lottare per poter stare meglio! Crescendo, queste persone se lo desiderano possono decidere di trasformarsi, sai? Hanno la possibilità grazie a dei medici e dei farmaci di diventare ciò che desiderano, ma non è un percorso semplice…”

Leon: “Ma veramente?? E’ come una magia!”

Tei: “Si amore, diciamo che è quasi una magia.”

Leon: “Ora saranno felicissime quelle persone dopo essersi trasformate in quello che sentivano di essere, vero mamma?”

Tei: “Purtoppo, Leon, ti devo raccontare anche che nel mondo ci sono persone a cui chi decide di lottare per stare meglio non piace.

Leon: “Ma perché? Cosa gli frega a queste persone, tanto mica li obbligano a trasformarsi anche loro se non vogliono!”

Tei: “Molte persone odiano altre persone per motivi che spesso non capisco. A volte ho sentito anche dire in giro che chi nasce femmina e poi si trasforma in maschio non sarà mai un vero maschio… eppure anche in natura avviene spesso questa trasformazione in molte specie animali.”

Leon: “Allora mamma, mi sa che gli esseri umani non sono una specie tanto intelligente…”

Eh si figlio mio, non sempre sappiamo essere intelligenti.

Cosa faccio ogni giorno, e non solo il mese del Pride?

Ogni giorno dell’anno, cerco di crescere mio figlio educandolo a vivere in un mondo di persone che in futuro, spero, sapranno guardare chi hanno davanti come un semplice individuo, andando aldilà del gender o dell’orientamento sessuale.

E tu?

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